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In omaggio a Steve Gunn
Vorrei essere su quella strada. Una via sola dentro il buio. La luce gialla dei lampioni.
Ritrovare l'ombrello blu con i pois bianchi. Sorridere allo schermo come se piangessi.
Un rossetto leggero, un coprispalle spiegazzato.
Vorrei sentire la musica contro il cielo. Nero. Un'impressione soltanto. La stanchezza sulla pelle e il fresco sotto il vestito.
Vorrei camminare. Avere balze buffe sopra il ginocchio e degli stivali a punta.
Andare, respirare. Ascoltare confidenze come bevessi vino da un bicchiere di carta.
Attraversare la strada. Cantare una canzone troppo allegra. Muovere la testa e sentire l'acqua che abbandona il corpo. Le labbra che si seccano. Il bisogno di bere.
Vorrei perdere il conto delle costellazioni. Trovare un bar, rumori che rimbombano. Lo squallore momentaneo di un parcheggio grande.
Vorrei sentirmi reale e provvisoria. Scorrere. Via.
Laura Scaramozzino
#lightsforthecity
Laura Scaramozzino (1976, Torino) ha partecipato ad antologie e pubblicato romanzi. Dastan verso il mare, Edizioni Piuma, è stato selezionato al Premio Internazionale di Como. Suoi racconti appaiono su: Inkroci, Writer Magazine Italia, Quaerere, Sulla Quarta Corda, Clean Rivista, In fuga dalla bocciofila, Suite Italiana, Tremilabattute, Malgrado le mosche, Super Tramps Club, Grande Kalma, Enne2, Narrandom e prossimamente su Spore Rivista.
La sciarpa bianca.
Un cono di luce lattiginosa, e al centro lui. Una luce che si disperde e rimbalza sulle infinite particelle di umidità, e quasi non produce ombra, ma resta compatta come fosse liquida anch'essa a formare come una isola nel buio della notte. La sua immagine ritorna così nei miei ricordi, come una foto sfocata, ed è come se lo rivedessi ancora, fermo per un attimo sotto quel lampione. Insaccato in quel cappottone nero, troppo grande per lui, che gli cadeva largo sulla spalle magre; le mani in tasca per il freddo pungente strette al corpo, come per ranicchiarsi in uno spazio protettivo. E allora spiccava con tutta la sua evidenza quella grande sciarpa bianca. Lunga che quasi toccava terra, e il capo eretto parlava di orgoglio e vanità. Lui lo faceva spesso, ma quelle notti di inverno, immerso nella nebbia fitta, credo che fossero le sue preferite. Poteva uscire libero dagli sguardi e camminare a lungo intorno agli isolati, senza mai allontanarsi più di tanto. Capitava a volte di incontrarlo, quando con amici si rientrava a casa la sera tardi. Abitavamo nelle case dei ferrovieri, un quartiere periferico di Torino; quei grandi isolati rettangolari chiusi su un cortile comune dove tutto un mondo srotolava tante vite che a volte si intrecciavano, altre si sfioravano appena. Eravamo ragazzi e giocavamo chiassosi in quel cortile, ma lui non veniva mai. Al mattino presto apriva la finestra del piano rialzato, posava un cuscino fatto all'uncinetto da sua madre e, appoggiato sui gomiti, se ne stava lì a osservare, la vita degli altri. Da ragazzi succede che hai fretta, non ti soffermi a pensar troppo a ciò che hai intorno; tante cose da fare, da scoprire. Si diceva che lui fosse diverso e allora se ne stava isolato per conto suo, e anche i suoi lo tenevano in disparte; forse per proteggerlo dalle battute o da qualcosa che potesse ferirlo. A volte è cattiveria, pochezza d'animo, altre è superficialità che calpesta le sensibilità di altri. Ma molto più spesso è solo distrazione, non ci badi e da ragazzi succede. Ma mi è capitato a volte come ora, anni dopo, di ripensare a quella figura, sotto un lampione nella nebbia, con quella grande sciarpa bianca di cui pareva tanto contento, e dispiacermi. Dispiacermi di non averlo mai fatto; di non aver mai ricavato un piccolo momento nella mia frenesia di vivere e di non essermi mai fermato a parlare con lui; perché ora vorrei averlo fatto. Vorrei averglielo chiesto, per comprendere, e avrei davvero voluto sapere cosa significava per lui...essere diverso!
Cosimo D'Alessandro
#lightsforthecity
Cosimo D'Alessandro (1950- Monopoli)
Formatore nel “Laboratorio delle relazioni” e partner in “The Human factory”. Ama scrivere racconti; pensieri brevi e veloci, didascalie per foto di un vecchio album. Ha pubblicato due libri: “Kairòs -Il tempo del cambiamento” e “Quasi è il mio nome”.
https://www.ibs.it/kairos-tempo-del-cambiamento-libro-cosimo-d-alessandro/e/9788899783679
https://www.amazon.it/Quasi-mio-nome-Cosimo-DAlessandro/dp/8893990172
Di notte, dopo la pioggia, la luce dei lampioni risplende sul selciato.
Nella pozzanghera danzano, nel bacio, i profili dei giovani amanti.
Massimo Trombi
#lightsforthecity
Massimo Trombi (Torino, Italia), libraio, cultore di poesia.
Studioso del periodo italiano di Dylan Thomas
https://www.binariagruppoabele.org/
Una penombra avvolgeva la nostra malinconia.
Camminavamo, sotto i portici antichi, vicini e così distanti.
Nessuno di noi voleva essere il primo a parlare.
Per dire cosa, poi?
Tu avevi lo sguardo fisso come a cercare già una nostalgia di futuro.
Io pensavo al fiume poco distante: eravamo studenti, la nostra prima volta insieme. Era primavera, e il tuo profilo possedeva la bellezza segreta di un verso misterioso e antico. L'acqua era lo specchio di quel nostro amore: mandava bagliori come frammenti di oro e stelle.
Quella sera contavamo i nostri passi: quando prima ci sembrava di volare, sospesi tra lo stupore e la meraviglia.
Ti stavo guardando, eri sempre tu: la ragazza diventata donna. Proprio in quel momento, anche tu ti voltasti dalla mia parte.
E, come in un incantesimo, si accesero le luci della città, nel saettare dei nostri sorrisi.
Mi prendesti la mano.
"Vieni, corriamo: il fiume ci sta aspettando". E primavera ritornò, danzando felice. Con il buio che si fece miele.
Darwin Pastorin
#lightsforthecity
Darwin Pastorin (San Paolo del Brasile, 1955), è giornalista e scrittore. È stato al Guerin Sportivo, vent'anni a Tuttosport, direttore di Tele+, Stream TV, ai Nuovi Programmi di Sky Sport, di La7 Sport e Quartarete TV. Ha un blog su Huffington Post. https://www.facebook.com/darwin.pastorin
I have been so close to the night since my childhood. Maybe, I contemplate like this because I love being alone. As I know, the night has always supported me. Looking at the sky, the night allowed me to see God for the first time. It was hard for me how and where to hide my tears that were pouring from me then. I couldn't cry out loud because everybody in my house was asleep. I calmed down looking at night lights. The light reminded me that I was in this world. I love night time with the lights after that day. They shone like hairpins in my hair...
Khosiyat Rustamova (Uzbekistan)
#lightsforthecity
Khosiyat Rustamova (Uzbekistan) was born in the village of Olmos in the Chust district of Namangan Province. She studied at the
Journalism Faculty of the National University of Uzbekistan (1988-1993) and at the University of Higher Literature (2001-2004). She has been serving as editor-in-chief of the World of the Book
newspaper since 2015. Her books have been published in Kazakhstan, Columbia, Russia, USA and other countries in Kazakh, Spanish, Russian, English, German and other languages.
Khosiyat Rustamova participated in several international poetry festivals and she is a is a multi award winning poet.
https://muzapoetike.wordpress.com/2020/05/16/xosiyat-rustamova/
(excerpted from a book-length poem with the same title )
by YIN Xiaoyuan
Verdigris shadows ran through the radial-patterned boulevards in a HDR OLED display. The illuminated metropolis, being anything but a ballet of enormous fountains programmed to dance to the beat of symphonies, set everything champagne pink on her turf on fire, while the restaurant curtains in the followspot from the moon flip-flopping in the wind...
The huge butterfly-shaped shade lying in the basin of the night like a snow angel, was evaporating slowly into daylight. But underneath its skin was the skeleton of an archaeopteryx, with its vertebrae and spinal cord planted deep into the massive concrete base. A chartreuse orchid spiraled upwards along the spine and climbed into the foreground, like strokes of emerald body paint seeping into the flesh,
His oil-paint carmine lips did not move at all. There were carriages of the sky trains running through this tilt-shift photography scene, fully lit like magic boxes, shuttling up and down their orbits, high over the matrixes of windows below. There was no trace of any human-beings, only the ecliptic and the equator swirling around each other like the Eye of Agamotto, a double-pupil eye emerging from the dark in a quirky way
In a vision He saw two young men challenging each other with lightsabers, before giving each other high fives and then juggling fluorescent beer bottles. There were also skaters riding fakie and jumped at the end of a steep slope, when it provided people with a view down at the hyperoxic-symptomatic face of the city; a male dancer in red harem pants, who brought him a déjà-vu experience as well as symptoms of anomic aphasia, was puffing electronic cigarette smoke… Deep in his heart He saw himself as a brand, stamped on this matte black holographic-projection planet. He stooped and looked into his own translucent abdomen, and the tinder down there was lit up again, as if numerous glass candle cups were floating in him. They called what was down there “wind erosion landforms”
Swans flew over them. Petals shedding from mauve clouds of cherry blossoms finally fell into a champagne tower of constellations, which were overlooking the mortal world. It felt like Lady Gongsun performing the sword-dance, hurling gusts of wind into the gloomy zone, while the hallucinations around thrusted in like inserted segments of music
#lightsforthecity
Yin Xiaoyuan (China) is an avant-garde, crossover epic poet and multilingual writer, founder of Encyclopedic Poetry School. Member of Writers’ Association of China, Translators’ Association of China and Poetry Institute of China. Her works were translated 30+ languages.
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