E’ doveroso rivolgere il meritato apprezzamento agli artisti espositori che hanno voluto impegnarsi, a diversi livelli qualitativi, nel trattare il tema della luce in pittura, argomento facile e difficile nel contempo, perché il problema della luce è sostanzialmente l’aspetto primario della pittura la quale, occupandosi della rappresentazione visiva della realtà, o anche della resa visiva del non reale, comunque deve elaborare rapporti di luce e ombra, senza le quali non sarebbe possibile percepire visivamente alcunché.
La pittura del passato si preoccupava solo del tema, delle forme e del colore e solo qualche pittore greco ebbe intuizioni circa la luce costruttiva. Essa si presenta per la prima volta con Masaccio, (terzo decennio del sec. XV). Poi, tutta la pittura del Rinascimento si occuperà delle tematiche religiose o filosofiche, fino al realismo spinto, esasperato di Caravaggio, che ebbe l’intuizione della luce teatrale, scenografica e suggestiva, forse ispirato dalle rappresentazioni sceniche di vicende rusticane o cittadine, che anche a Roma cominciavano ad essere offerte in spettacolo. L’illuminazione teatrale era ottenura con torce davanti a parabole di bronzo lucide, poste dietro le quinte, con proiezione di luce laterale, come nei dipinti maturi di Caravaggio (che hanno la prospettiva al contrario, dal fondo al piano frontale, come a teatro).
Tutta la pittura del Seicento fu caravaggesca e solo nella prima metà del Settecento prevalse il luminismo veneto con l’impresa Tiepolo, che trasmise il fascino della luce ai moltissimi “Vedustisti” (Canaletto, Guardi, Domenichini), nel tempo dei quali cominciarono gli esperimenti chimico-fisici che avrebbero condotto alla rivoluzione della fotografia (con Niepce e Daguerre, 1839) che è, appunto, “scrittura con la luce”.
Negli stessi anni il pittore inglese William Turner sperimentava la rappresentazione pittorica della luce, e solo di essa! Trascorrendo le giornate nel suo studio oscurato, nelle ore meridiane spalancava la finestre per ricevere l’inondazione di luce, ponendosi subito all’opera per dipingere le sensazioni ricevute dall’abbagliamento. Impiegando i colori trasparenti dell’acquarello, stendeva macchie di colore sui fogli che, ricevendo il colore, per effetto cella sintesi sottrattiva (che sottrae luce), desaturavano il bianco puro della carta, perdendo la purezza e il candore del bianco. L’esperienza di Turner fu fallimentare, ma ottenne, con un secolo di anticipo, i primi dipinti astratti, non figurativi, benché inconsapevole e con finalità opposte all’astrattismo di Kandinskij.
Gli Impressionisti ottennero gli effetti di luce mediante la “luminanza” cromatica, che è la luminosità propria di ogni colore.
Gli artisti in mostra variamente hanno interpretato il tema della luce, alcuni rifacendosi alle strutture illuminanti, altri tentando di rendere l’effetto della luce interiore o spirituale. La tematica suggestiva ha sedotto gli artisti, ai quali va il meritato applauso dei visitatori, numerosi anche per l’interesse specifico della luce urbana, che trasfigura i lineamenti del costruito, il quale si configura come una seconda realtà metafisica ed onirica.
Prof. Enzo Papa
Critico d’Arte
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